Le caratteristiche dell'amianto

Con il termine “amianto” si intende un gruppo di minerali a struttura fibrosa appartenente alla classe mineralogica dei silicati e le forme più diffuse sono quelle del serpentino (crisotilo) e degli anfiboli (crocidolite, amosite, antofillite, tremolite ed actinolite).
È presente naturalmente in molte parti del globo terrestre e si ottiene facilmente dalla roccia madre dopo macinazione e arricchimento, in genere in miniere a cielo aperto.

Il termine amianto (dal greco amiantos) vuol dire incorruttibile, inestinguibile e tali sono le sue caratteristiche di resistenza chimico-fisica che ne hanno determinato il massiccio sfruttamento industriale.

L'amianto deve la sua diffusione così ampia alla sua resistenza al fuoco ed al calore, all'azione di agenti chimici e biologici, all'abrasione ed all'usura. La sua struttura fibrosa gli conferisce insieme una notevole resistenza meccanica ed una alta flessibilità.
È facilmente lavorabile e può essere tessuto, ha inoltre anche proprietà fonoassorbenti e termoisolanti e si lega facilmente con materiali da costruzione (calce, gesso, cemento) e con alcuni polimeri.

Depositi del "minerale magico" erano conosciuti fin dai tempi antichi. Gli alchimisti chiamavano l'amianto “lana di salamandra”, per la sua resistenza al fuoco, mentre i greci lo utilizzavano per formare il lucignolo delle lampade votive e i romani per le tovaglie delle taverne che poi bruciavano per pulirle e quindi riutilizzarle. Lo stesso Marco Polo riferisce di aver visto nei suoi viaggi un tessuto che resiste al fuoco ricavato da una “fibra scavata nella terra”.

Alla fine del 1800 - nell'era del vapore - l'amianto sostituisce lana, cotone e gomma, in applicazioni che richiedevano elevata resistenza al calore, al vapore ed alla pressione (guarnizioni, tessuti e materiali di coibentazione).

La particolarità dell’amianto risiede nella sua capacità di sfaldarsi in fibre sottilissime e inalabili quando viene lavorato o manipolato. L’amianto è presente un po’ dappertutto, tanto che con i metodi di analisi attuali è possibile rilevarne nell’aria in tutte le aree antropizzate. La presenza di fibre di amianto nell’aria è dovuta in parte al fenomeno naturale di erosione delle rocce superficiali o deriva da un precedente uso industriale. L’aria che respiriamo contiene solitamente meno di 300 fibre d'amianto inalabili per metro cubo.

L’amianto è resistente al calore fino a 1000ºC e all’azione di numerosi agenti chimici. Presenta inoltre un’elevata conducibilità elettrica e termica, è molto elastico e resistente alla trazione e si lega facilmente con altri materiali.

Gli Impieghi

Grazie alle sue straordinarie qualità l’amianto è stato ampiamente utilizzato dal 1930 nei settori industriali e tecnologici. Per decenni è stato considerato un materiale estremamente versatile ed ha trovato applicazione in molti campi: infatti è stato utilizzato per realizzare pannelli, lastre e compound (masse) per la protezione antincendio e l’isolamento termico, nelle pastiglie dei freni e nelle frizioni per l’industria automobilistica, nelle guarnizioni in virtù della sua elevata resistenza termica e chimica.

Alla fine degli anni '60 si trovavano già in commercio oltre 3.000 prodotti contenenti amianto: edilizia, navi, serbatoi per l’acqua, freni per auto, guanti di protezione vagoni ferroviari, guarnizioni di ricambio per motori, tubi per acquedotti e fognature, canne fumarie, tessuti resistenti al fuoco, corde, schermi. In quel periodo veniva inoltre incrementato l'utilizzo di amianto nell'edilizia, uso protrattosi per buona parte degli anni '80.

I minerali di amianto crisotilo, crocidolite e amosite sono quelli che nel tempo sono stati i più utilizzati.

Nel nostro paese il crisotilo ha rappresentato il 75% dell’uso totale di amianto ed il 75% di tutto l'amianto usato è stato impiegato nel settore edilizio e delle costruzioni (sotto forma di fibrocemento). Fibre di amianto sono state utilizzate nella produzione di una vasta gamma di prodotti ma soprattutto prodotti per l'edilizia in amianto-cemento. I dati relativi al consumo di amianto in Italia nel 1988 indicavano che il 72% dell'amianto utilizzato veniva impiegato proprio per i prodotti in amianto-cemento, tra i quali in prevalenza le lastre per coperture, tubi, condotte e canalizzazioni. In particolare, nel fibrocemento, si determinava una miscela giusta di plasticità e consistenza ad umido cosi da consentire la formazione di lastre ondulate e tubi.

Per anni è stato utilizzato come materiale estremamente versatile a basso costo, con estese e svariate applicazioni industriali, edilizie e in prodotti di largo consumo.
Le fibre di amianto possono essere libere o debolmente legate: si parla in questi casi di amianto “friabile”, oppure possono essere fortemente legate in una matrice stabile e solida (come il cemento-amianto o il vinil-amianto): si parla in questo caso di amianto “compatto”.

Non sempre la presenza dell'amianto, però, rappresenta un pericolo: lo è sicuramente quando può disperdere le sue fibre nell'ambiente circostante per effetto di qualsiasi tipo di sollecitazione meccanica, eolica, da stress termico, dilavamento di acqua piovana.

In base alla friabilità i materiali contenenti amianto possono essere classificati in:
Friabili: materiali che possono essere facilmente sbriciolati o ridotti in polvere con la semplice pressione manuale;
Compatti: materiali duri che possono essere sbriciolati o ridotti in polvere solo con l'impiego di attrezzi meccanici.

I materiali friabili possono liberare fibre spontaneamente per la scarsa coesione interna e se collocati in aree accessibili e non segnalate, possono essere facilmente danneggiati nel corso di interventi di manutenzione.

Con l'emanazione della L. 257/92 – “Norme relative alla cessazione dell'impiego dell'amianto”, venne posto in Italia l'obiettivo generale del superamento dell'uso dell'amianto, in particolare per quanto riguarda la prevenzione delle esposizioni lavorative. Infatti mentre il recente D.Lgs. 81/2008 è dedicato alla tutela della salute dei lavoratori esposti a rischio di inalazione di amianto e quindi regola, la convivenza dei lavoratori con le fibre di amianto, la L. 257/92 si pone l'obiettivo di "quantificare" il problema amianto negli ambiente di vita e di lavoro per procedere ad una graduale ma progressiva dismissione di questo materiale.

In particolare la L.  257/92 pone come obiettivi:

‑ il divieto di estrazione, importazione ed esportazione, produzione e commercializzazione dell'amianto e dei prodotti contenenti amianto;

‑ la decontaminazione e bonifica delle aree inquinate;

‑ la ricerca di materiali sostitutivi;

‑ la riconversione produttiva;

‑ il controllo dell'inquinamento.

A partire dal 1993 ne è stata vietata l'importazione, l'estrazione, la lavorazione e la commercializzazione.

Non è invece posto alcun divieto all’uso dell'amianto e dei materiali e/o prodotti che lo contengono se già in possesso dell’utilizzatore al momento del divieto e se in buono stato di conservazione. Uso regolamentato, per gli ambienti di lavoro dal D.Lgs. 81/2008 e, con particolare riferimento agli ambienti di vita, dal D.M. 6 settembre 1994: “Normative e metodologie tecniche per la valutazione del rischio, il controllo la manutenzione e la bonifica di materiali contenenti amianto presenti nelle strutture edilizie” ‑ che delinea specificamente la necessità di un “Programma di controllo e manutenzione dei materiali di amianto in sede ‑ Procedure per le attività di custodia e di manutenzione” e disciplina le modalità tecniche per gli interventi di bonifica di edifici e/o di impianti (come definito anche nella Circolare 12 aprile 1995, n.7 del Ministero della Sanità), mediante restauro, rimozione, incapsulamento o confinamento.

La normativa in materia si riferisce in via generale a tutti i materiali contenenti amianto e, in modo particolare, agli edifici e agli impianti nei quali sono presenti materiali o prodotti contenenti amianto libero o in matrice friabile.

Per i materiali compatti (cemento‑amianto ed analoghi), vi è l'indicazione di tenerli sotto controllo, prendendo in considerazione come principali indicatori utili per valutarne lo stato di degrado, in relazione al potenziale rilascio di fibre, le seguenti caratteristiche:

la friabilità del materiale;

lo stato della superficie ed in particolare l'evidenza di affioramenti di fibre;

‑ la presenza di materiale friabile o polverulento in corrispondenza di scoli d'acqua e grondaie;

la presenza di materiale polverulento conglobato in piccole stalattiti in corrispondenza dei punti di gocciolamento.

L’impiego di  materiali contenenti amianto nell’edilizia riguarda molto frequentemente  edifici adibiti a luoghi di lavoro, siano essi stabili di tipo civile, adibiti ad uffici, siano essi strutture industriali od agricole

 

I Rischi per la salute dell'uomo

La natura fibrosa dell’amianto è alla base delle sue proprietà tecnologiche, ma anche delle proprietà di rischio per la salute, essendo essa causa di gravi patologie a carico prevalentemente dell'apparato respiratorio.

La pericolosità consiste, infatti, nella capacità che i materiali di amianto hanno di rilasciare fibre potenzialmente inalabili ed anche nella estrema suddivisione cui tali fibre possono giungere. Per dare una idea della estrema finezza delle stesse basti pensare che in un centimetro lineare si possono affiancare 250 capelli umani, 1300 fibre di nylon ed oltre 30000 fibre di amianto. Tale conformazione è l’origine delle molteplici applicazione di questo minerale, ma risulta essere anche il suo punto critico per la salute umana perché si può scomporre in fibrille di diametro sempre più ridotto e facilmente respirabili.

Solo una parte di queste fibre viene eliminata o scomposta dall’organismo. Già ad una bassa concentrazione di polveri di amianto nell’aria è possibile che possano indurre danni gravi, come il mesotelioma (tumore della pleura o del peritoneo) o il carcinoma polmonare.

Le malattie da amianto possono manifestarsi dopo molti anni, a volte persino dopo 40 anni dalla prima esposizione. Il rischio individuale dipende dal numero di fibre biopersistenti inalate, ossia da quelle fibre che si accumulano e permangono nei polmoni in forma inalterata. Il rischio è in funzione anche della concentrazione di fibre nell’aria respirabile e della durata di esposizione. Alcuni studi epidemiologici hanno dimostrato che nei soggetti fumatori contemporaneamente esposti ad amianto il rischio di sviluppare un carcinoma polmonare aumenta in maniera sostanziale.

In base alle conoscenze attuali esiste solo un limitato pericolo per la salute in caso di ingestione di fibre di amianto presenti, ad esempio, nell’acqua potabile o negli alimenti.

Si definiscono fibre respirabili tutte quelle che possono essere inalate e che come già accennato dall'O.M.S. sono “definite da una lunghezza superiore od uguale a 5 µ e da un rapporto di allungamento (L:D) maggiore od uguale a 3:1". 

La potenziale pericolosità dei materiali che contengono amianto dipende dalla possibilità che si disperdano fibre nell'ambiente e che queste possano essere inalate.

Un criterio oggettivo che ne determina un grado maggiore di pericolosità è la sua friabilità.